“Picchiato dal branco a 11 anni” “14enne aggredito da una baby gang” “Roma, la ragazzina costretta a lasciare scuola per i bulli”.
Quelli che puoi leggere qui sopra sono alcuni dei titoli di giornale che saltano fuori quando si digita la parola “bullismo” nella stringa di ricerca di Google. Le cronache sono piene di notizie di questo genere, mostrandoci però soltanto un’immagine parziale del fenomeno “bullismo”, quella più macroscopica ed evidente, caratterizzata da un’estrema violenza, che sfocia anche nella delinquenza.
Ma il bullismo è un realtà sfaccettata, di cui è importante comprendere le cause per poter intervenire in modo efficace.
In questa guida, rivolta soprattutto a genitori e insegnanti, esploreremo il bullismo in diverse fasce d’età, cercando di fornire delle coordinate utile a orientarsi e consigli su come affrontarlo.
Se sospetti che tuo figlio sia vittima di bullismo oppure pensi che possa essere lui stesso un bullo, continua a leggere.
Cos’è il bullismo?
Un ragazzino torna a casa dopo scuola e corre subito a chiudersi nella sua cameretta. La mamma bussa alla porta per avvisarlo che è pronto in tavola, ma lui non risponde. Soltanto dopo molte insistenze, eccolo aprire la porta.
Ha un occhio nero e si vede che ha pianto.
Quando i genitori gli chiedono cosa è successo, lui sta in silenzio, con lo sguardo basso. Soltanto a fatica riescono a fargli confessare che è stato un suo compagno a ridurlo in quello stato. Ha paura a parlare perché se fa la spia, quello probabilmente gli renderà la vita ancora più difficile, un vero inferno.
L’episodio che abbiamo appena descritto è una situazione tipo in cui un ragazzino, indifeso e fragile, viene preso di mira da qualcuno che assume una condotta da prevaricatore, da bullo.
Talvolta, c’è la violenza fisica. Ma il bullismo non si esaurisce in spintoni o percosse da parte del ragazzino più “forte”. Parliamo di bullismo quando siamo di fronte a una relazione di abuso ai danni di una persona che non è capace di difendersi.
Tali abusi possono essere di tipo fisico ma anche verbali e, di solito, sono ripetuti nel tempo da parte di uno o più soggetti, quelli che spesso sui giornali vengono definiti gang, banda o branco.
Il bullismo ha diverse forme:
- bullismo verbale
- bullismo fisico
- bullismo sociale
- cyberbullismo

Bullismo verbale: ferire con le parole
Insultare con parole offensive, denigrare, prendere in giro, inventare nomignoli sgradevoli, fare commenti sprezzanti sull’aspetto fisico, diffondere voci false. Ciascuno di questi comportamenti ricade sotto l’etichetta del bullismo verbale che – come dice il nome – si attua attraverso le parole.
Parole che divengono come pietre o come coltelli, usate per ferire.
Bambini e ragazzi che subiscono questo tipo di trattamento sono sottoposti a un forte stress emotivo e possono andare incontro a problemi di natura psicologica, sviluppando ansia, depressione, bassa autostima.
Bullismo fisico
Poi ci sono le percosse, i calci, i pugni, gli spintoni e gli strattonamenti fuori da scuola. Ma anche i danni agli oggetti di proprietà o la loro sottrazione.
È il bullismo fisico, che si realizza attraverso la vera e propria aggressione fisica, con la forza usata per sottomettere e danneggiare l’altro.
Questa forma di bullismo è quella che fa più impressione poiché lascia segni evidenti sul corpo nei lividi e nelle ferite che i colpi possono procurare. Ma altrettanto significativi sono i segni impressi nella psiche della vittima.
Bullismo sociale o relazionale
Il bullismo sociale, invece, è qualcosa di più sottile poiché riguarda l’esclusione del bambino o ragazzo da parte dei coetanei che lo tengono a distanza, lo ignorano oppure diffondono ad arte dicerie e voci sul suo conto.
Qualche esempio?
Pensiamo ad Andrea che, ogni volta viene organizzata una festa, è l’unico a non essere invitato dai propri compagni di classe. O a Federica che in mensa siede sempre in disparte e a ricreazione gioca tutta sola, senza che nessuno le si avvicini mai. O a Vincenzo, l’unico a non essere presente nel gruppo whatsapp di classe.
Chi vive una situazione di questo tipo a scuola o in altri contesti non può che soffrire molto, sviluppando un profondo senso di solitudine.
Cyberbullismo
Negli ultimi anni, il fenomeno del bullismo si è evoluto. O meglio, si è spostato, approdando anche sul web nella forma del cyberbullismo. La colpa non è di internet o dei social network, che rappresentano soltanto uno strumento attraverso il quale avvengono gli atti di bullismo nella forma di messaggi sgradevoli inviati in chat o per email, minacce, commenti, creazione di pagine o gruppi su Facebook che prendono in giro un certo ragazzo.
Pensiamo a un caso tristemente famoso, quello di Andrea Spezzacatena. Aveva soltanto 15 anni quando decise di togliersi la vita, impiccandosi, nel 2012. Lo prendevano in giro, chiamandolo “il ragazzo con i pantaloni rosa”. Qualcuno aveva creato una pagina Facebook con questo titolo, trasformandola in una gogna pubblica in cui venivano inserite continuamente offese ai suoi danni.
Non riusciva più a sopportare il bullismo di stampo omofobico di cui era vittima.

Chi è il bullo e perché si comporta così? Caratteristiche e cause del bullismo
Quando pensiamo al bullo, forse ci vengono in mente alcuni personaggi letterari o del cinema e della tv.
Chi ha visto la serie tv fenomeno “Tredici” (“13 reason why”) ha chiaro in mente il volto di Bryce Walker, capitano della squadra di football, viziato rampollo di una ricca famiglia, circondato da ragazze e amici, abituato ad avere tutto ciò che vuole e a prenderselo, imponendosi sugli altri.
Il bullo fa proprio questo: si impone con la prepotenza e la forza, scegliendo di colpire i soggetti più deboli e insicuri. Spesso, le loro vittime sono coloro che vengono percepiti come diversi dal gruppo per l’aspetto fisico, il modo di vestire, le abilità o le inclinazioni personali.
Generalmente, il bullo è impulsivo e scarsamente empatico. Generalmente ha difficoltà nel rispettare regole e divieti e presenta una bassa tolleranza alle frustrazioni. Il suo comportamento è improntato all’aggressività, non soltanto verso gli altri bambini o ragazzini, ma spesso anche nei confronti degli adulti.
Ma al di là del profilo del bullo tipo, quel che vorremmo spiegare in queste righe sono le cause del suo agire.
Molto spesso questi ragazzi che si presentano tanto sicuri di sé, nascondono dietro questo atteggiamento una personalità fragile. L’aggressività che esercitano sugli altri talvolta è un modo per affrontare sentimenti che non riescono a gestire come la paura o la rabbia
Le cause del bullismo sono molteplici, individuale e ambientali:
- ambiente familiare
- mancanza di educazione all’empatia
- pressione del gruppo dei pari
- problemi di controllo emotivo
- bassa autostima
In molti casi, per comprendere i motivi che spingono un ragazzo in questa direzione, occorre guardare al contesto in cui è cresciuto, al suo ambiente familiare.
La mancanza di modelli positivi incide profondamente sullo sviluppo individuale.
Un bambino testimone di violenze o abusi da parte dei propri genitori apprende che la violenza, la prepotenza, la prevaricazione, la vessazione sono tutti modi “normali” e accettabili di interagire con l’altro.
Inoltre, è in famiglia che si apprende l’empatia, cioè la capacità di comprendere lo stato d’animo degli altri, di sentire quel che gli altri sentono e rendersi conto delle sofferenze che infliggiamo loro con il nostro comportamento. Ecco, il bullo fa proprio fatica a mettersi nei panni degli altri.
Anche il gruppo dei pari esercita una forte influenza.
In alcuni casi, si diventa bulli per assecondare gli altri, cercando di ottenerne il rispetto, la stima e l’attenzione assumendo un certo tipo di atteggiamento. È un meccanismo psicologico molto forte che induce il ragazzo a dire e fare non secondo quello che sente, ma adattandosi all’aspettativa percepita, agendo in modo da dimostrare di essere forte, con l’unico scopo di sentirsi accettato.
A tutto questo si aggiungono le difficoltà emotive sperimentate da alcuni bambini fin dall’infanzia. E, in alcuni casi, la bassa autostima, che è sempre il detonatore di tanti disagi che proviamo anche noi adulti.

Come si comporta un ragazzo vittima di bullismo? I segnali da non sottovalutare
A questo punto, ti starai domandando come fare a capire se tuo figlio è vittima di un bullo.
Riconoscere i segni non sempre è facile poiché il comportamento del ragazzo oggetto di prevaricazioni, insulti e intimidazioni da parte dei compagni è variabile. Ciascuno di noi, infatti, reagisce a suo modo agli eventi che gli capitano e molto dipende dalla personalità individuale.
Tuttavia, esistono alcuni campanelli d’allarme.
Un primo indicatore al quale far riferimento è sicuramente il rendimento scolastico. Se tuo figlio è sempre andato bene a scuola, un improvviso calo dei voti, soprattutto se protratto nel tempo, può rappresentare la spia di un disagio latente.
Quando un ragazzo soffre a causa del bullismo, infatti, manifesta evidenti difficoltà nella concentrazione e nell’attenzione, che incidono sui suoi livelli di apprendimento.
Occorre far attenzione anche agli improvvisi cambi di comportamento e sbalzi d’umore, che volge al negativo. Fai caso se tuo figlio si mostra più irritato, ansioso, triste o arrabbiato quando rientra da scuola. Questi cambiamenti repentini potrebbero rappresentare una conseguenza di qualcosa.
Il disagio provato può manifestarsi anche nel ridotto interesse per attività consuete, che prima davano piacere e soddisfazione. Magari, tuo figlio comincia a rifiutare di andare agli allenamenti di calcio oppure gioca poco, di malavoglia, appare apatico e senza energie.
Alimentazione e sonno sono altri due elementi da considerare. Disturbi alimentari e alterazioni del ritmo sonno-veglia quali la difficoltà a riposare o l’insonnia possono essere conseguenze del bullismo.
Se poi noti che tuo figlio tende a isolarsi, a evitare i vecchi amici, forse sta cercando di non interagire con persone che gli fanno del male. Non sottovalutare questo segnale.
Perché i ragazzi bullizzati non parlano. Il silenzio delle vittime
Ma perché parliamo di segnali e campanelli d’allarme?
Perché molto spesso, bisogna accorgersi che qualcosa non va. Difficilmente sarà nostro figlio a tirare fuori la questione, raccontandoci delle prese in giro o delle aggressioni che subisce.
Casi in cui i ragazzi bullizzati denunciano i propri aguzzini ai genitori o agli insegnanti, purtroppo, non sono così frequenti.
Una delle ragioni fondamentali è la paura che le vessazioni aumentino, che i bulli si accaniscano ancora di più perché loro hanno “fatto la spia”. In sostanza, temono le ripercussioni perché non si sentono abbastanza protetti.
Altro sentimento che li trattiene dal parlare è la vergogna. Le vittime si sentono umiliate e provano vergogna di non essere capaci di difendersi da sole, di reagire, di farsi rispettare.
A queste due emozioni si mescolano poi la rabbia, la frustrazione e il senso di colpa perché, purtroppo, nonostante tutto, ci si sente responsabili di quello che sta accadendo.
Sostegno psicologico e psicoterapia per ragazzi vittime di bullismo
Cosa può fare un genitore quando scopre che il proprio figlio è vittima di bulli?
Molte cose, in verità.
Prima di tutto, il nostro consiglio è quello di predisporsi all’ascolto, rispettando il riserbo del ragazzo che avrà bisogno di tempo per trovare il coraggio di raccontare quello che gli sta succedendo. Fargli pressioni, sollecitandolo a parlare, non lo aiuterebbe a sentirsi a proprio agio nell’esporsi.
Occorre dimostrarsi aperti, disponibili e comprensivi per potergli fornire l’aiuto di cui ha bisogno.
È importante, inoltre, confrontarsi con gli insegnanti, per comprendere insieme quali strategie adottare.
Considerando le pesanti conseguenze del bullismo, è importante cercare il supporto di un professionista della salute mentale.
Uno psicoterapeuta esperto nel disagio giovanile può essere di grande aiuto in una simile situazione.
Ne troverai diversi, molto validi, nel nostro team di psicologi e psicoterapeuti, che puoi consultare a questo link
Innanzitutto, può fornire aiuto a voi genitori, aprendovi uno spazio di riflessione in cui parlare delle emozioni che scatena in voi tutto questo e dandovi gli strumenti idonei a reagire, attraverso un percorso di parent training e sostegno alla genitorialità.
In secondo luogo, ha le competenze per dare aiuto e conforto a vostro figlio in un momento molto delicato della sua vita, seguendolo con una serie di colloqui oppure con un percorso di psicoterapia specifici per l’età evolutiva.
Presso il nostro studio di psicologia e psicoterapia a Roma Prati, sono presenti numerosi professionisti qualificati, psicologi e psicoterapeuti esperti nel trattamento del disagio giovanile.
Contattaci al 327 297 1456. Un terapeuta del centro prenderà in carico la tua richiesta. A seguito di un colloquio telefonico preliminare, in cui riceverai tutte le informazioni necessarie, potrai fissare un appuntamento per conoscerci e permettere a tuo figlio di intraprendere un percorso di psicoterapia a Roma Prati.
Il nostro centro si trova in Circonvallazione Trionfale 145, 00195 Roma, zona Prati.
Il Centro di psicologia e psicoterapia Il Filo di Arianna può essere raggiunto comodamente anche con i mezzi pubblici, vista la vicinanza con due fermate della metropolitana linea A: Cipro e Lepanto.
Bus:
n° 70, 23, 291, 496, 31, 33, 495 (dalle fermate metro Cipro, Flaminio e Valle Aurelia).
Nel caso in cui ce ne fosse bisogno, si potrà valutare anche di seguire una psicoterapia a distanza, avvalendosi di colloqui online attraverso videochat Zoom.