
Cos’è la dipendenza affettiva?
In passato, quando si parlava di dipendenze, solitamente ci si riferiva a tutti quei disturbi che prevedono l’abuso di una sostanza che ci rende schiavi di essa, tanto da non poterne fare a meno: droghe, farmaci oppure alcol.
Negli ultimi anni, però, complici le innovazioni tecnologiche e i forti cambiamenti che hanno interessato la nostra società, sempre più persone sviluppano altre forme di dipendenza: sono le cosiddette New Addiction.
L’oggetto di queste dipendenze non è una sostanza ma un comportamento o un’attività, solitamente lecita e socialmente accettata, che viene ripetuta nel tempo, senza riuscire a smettere, come si fosse totalmente fuori controllo e che finisce col compromettere il funzionamento sul piano emotivo, cognitivo, affettivo-relazionale e spesso economico.
In questa categoria rientrano la dipendenza da gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, la dipendenza da tecnologie, la dipendenza dal sesso, la dipendenza dal lavoro (workaholism).
Esistono anche forme relazionali patologiche che sfociano in quella che viene definita dipendenza affettiva o anche love addiction.
Cos’è la dipendenza affettiva?
Quando l’amore diventa dipendenza: la love addiction
Tutti abbiamo bisogno di cura, attenzioni, sostegno, conferme. Per questo, quando instauriamo una relazione d’amore, in una certa misura siamo dipendenti dall’altro. Desideriamo sentirci protetti e accuditi dal nostro partner, vogliamo sentirlo vicino a noi.
Questo, però, non dovrebbe significare perdere del tutto la nostra autonomia e capacità di giudizio critico.
Spesso, purtroppo, si confonde l’amore con la dipendenza affettiva.
Non a caso la psicoterapeuta Robin Norwood ha intitolato il suo libro dedicato all’argomento “Donne che amano troppo”, sottolineando come queste donne, in realtà, non amano affatto. Ciò che le guida nel loro comportamento è la paura dell’abbandono e l’intima convinzione di non valere nulla senza l’altro.
Sono completamente assorbite dalla relazione, che diventa la loro ragione di vita.
L’amore vero ha il sapore della libertà. Amare veramente non significa cercare qualcuno che colmi i nostri vuoti o non ci faccia più sentire soli. Per stare bene con l’altro, instaurando una relazione sana, infatti, è importante riuscire innanzitutto ad amare e prenderci cura di sé stessi.
Soltanto in questo modo, potremo stringere una relazione che non si fonda sul bisogno.
Un amore sano è fatto di impegno reciproco e di rispetto, di capacità di comunicare e di supporto. Sono due persone che, pur stando in coppia, restano individui, accettando e rispettando il modo di essere dell’altro, senza volerlo per forza cambiare.
All’interno di una relazione del genere c’è spazio per crescere perché l’altro desidera la nostra felicità. Vuole vederci migliorare, realizzarci e raggiungere i nostri obiettivi personali.
Nulla a che vedere con la dipendenza affettiva che, invece, è in grado di compromettere seriamente l’autonomia, l’autorealizzazione e il benessere dell’individuo.
Essa è caratterizzata in particolare dalla non reciprocità. Il dipendente affettivo si sacrifica completamente, rivolgendo le proprie attenzioni unicamente sul partner, da cui è assorbito. Mette in secondo piano i propri bisogni, subordinandoli sempre a quelli dell’altro. Non è in grado di ritagliarsi uno spazio di autonomia.
Questo perché il dipendente affettivo, in buona sostanza, non crede di essere meritevole d’amore per quel che è. Di conseguenza, fa di tutto per guadagnarsi quell’affetto, cercando di rendersi indispensabile all’altro.
Le caratteristiche di una dipendente affettiva
Quali sono le caratteristiche di una persona che soffre di dipendenza affettiva?
Il soggetto dipendente solitamente presenta questi “sintomi”:
- Vive nella costante paura dell’abbandono e si sente morire all’idea di poter perdere il proprio partner. Teme di essere lasciato solo e di non potercela fare con le sue forze, di conseguenza la maggior parte dei comportamenti messi in atto servono a evitare solitudine e rifiuto;
- Si concentra sui bisogni, le aspettative e i desideri dell’altro e fa di tutto per soddisfarli appieno, trascurando completamente sé stesso/sé stessa;
- Ha scarsa consapevolezza delle proprie emozioni e dei propri stati d’animo. Riconoscerli ed esprimerli chiaramente può essere molto difficile se non doloroso;
- Si chiude rispetto a esperienze esterne, nell’idea di preservare la relazione
- È ossessivo e controllante. Molte delle sue energie vengono impiegate nel tentativo di controllare l’altro;
- Non riesce a staccarsi dal partner, nemmeno quando questo è violento e abusante. Nonostante la sofferenza provata e quel che è costretto a subire, crede di poter aiutare l’altro a cambiare
Cause della dipendenza affettiva
Come gran parte dei disagi nell’ambito delle relazioni, la dipendenza affettiva affonda le sue radici nell’infanzia dell’individuo e, in particolare, nel rapporto con chi si è preso cura di noi quando eravamo bambini.
Da piccoli non siamo assolutamente in grado di badare a noi stessi. Siamo creature fragili e indifese, che hanno bisogno di essere accudite, sfamate, tenute al caldo. La nostra sopravvivenza, fisica e psichica, dipende completamente dai nostri genitori o da coloro che ci hanno in custodia, i cosiddetti caregiver.
Purtroppo, non è detto che i caregivers siano in grado di rispondere ai nostri bisogni emotivi. Potremmo andare incontro a esperienze traumatiche, sentirci abbandonati e trascurati e, di conseguenza, percepire che non valiamo nulla.
Arriveremo a costruire un’immagine negativa di noi stessi.
I dipendenti affettivi, spesso, hanno avuto genitori che non si accorgevano di loro, che non erano disponibili e amorevoli. Sono stati nutriti con gesti d’amore intermittente, a tratti imprevedibile.

Dipendente affettiva e narcisista: la coppia tipo
È piuttosto frequente che una dipendente affettiva faccia coppia con un narcisista patologico (o perverso).
Queste due tipologie di persone si incastrano perfettamente tra di loro, instaurando una dinamica del tipo “uno insegue e l’altro scappa”.
Chi è il narcisista patologico?
A prima vista, è un tipo affascinante e carismatico, che ama mostrarsi sicuro di sé, forte, brillante. Dietro questo atteggiamento, però, si nasconde una grande vulnerabilità, un profondo senso di insicurezza e inadeguatezza, un’autostima molto precaria. Tutto questo viene mascherato da quell’Io grandioso, che il narcisista deve tenere in piedi in ogni situazione, dimostrando a sé e soprattutto agli altri di essere il migliore.
È sempre alla ricerca di conferme e di ammirazione. Per questo ricerca una partner che gli faccia da specchio, riflettendo quell’immagine grandiosa che vorrebbe proiettare verso l’esterno.
La dipendente affettiva è la “vittima perfetta” del narcisista poiché è disponibile a mettersi completamente da parte per lui, a sacrificarsi sull’altare di questo amore tossico.
Il narcisista è in grado di far risuonare le corde più profonde dell’animo di questa donna e di tirarla abilmente nella propria trappola. Egli, infatti, fa leva su sui punti deboli, a partire dal profondo bisogno di essere vista e considerata. Fin da subito, dunque, il narcisista si fa vedere molto coinvolto nella relazione, anche se è soltanto ai suoi esordi. Ricopre la potenziale partner di attenzioni e regali, si dimostra sempre presente, fa grandi dichiarazioni e promesse d’amore, mette in atto gesti plateali ed eclatanti.
È il cosiddetto love bombing, una strategia di seduzione che fa sentire l’altro unico e speciale, inducendolo a legarsi.
La dipendente affettiva, investita da questo bombardamento d’amore, cede. Pensa di aver trovato il suo principe azzurro, l’uomo che le farà vivere una storia d’amore da favola, che si conclude con il lieto fine.
In realtà, però, finisce incastrata in una relazione malsana, che porta soltanto sofferenza.
Il narcisista patologico, infatti, teme il coinvolgimento emotivo. Non è in grado di entrare in contatto profondo con l’altro. Manca di autoconsapevolezza ed empatia, cioè della capacità di connettersi in modo autentico con l’altro. È proteso soltanto al soddisfacimento di quel suo bisogno profondo di approvazione e ammirazione.
Di conseguenza, man mano che la relazione si consolida, egli tenderà a ritirarsi, a farsi indietro, sottraendosi all’altro. Questo comportamento innesca il timore atavico della dipendente affettiva: quello di veder naufragare la relazione e di essere abbandonata. Per questo, ella comincia a dedicarsi con ancora più impegno all’altro, cercando di legarlo.
Sopporta le critiche, subisce maltrattamenti e rimproveri. Tutto pur di avere l’amore dell’altro.
Si entra così in una spirale perversa che porta con sé soltanto tanta sofferenza.
Il Filo di Arianna: psicologi e psicoterapeuti esperti in dipendenza affettiva Roma Prati
Presso il nostro studio di psicologia e psicoterapia a Roma Prati, sono presenti numerosi professionisti qualificati, psicologi e psicoterapeuti esperti nel trattamento della dipendenza affettiva e di altre problematiche relazionali.
Contattaci al 327 297 1456. Un terapeuta del centro prenderà in carico la tua richiesta. A seguito di un colloquio telefonico preliminare, in cui riceverai tutte le informazioni necessarie, potrai fissare un appuntamento per valutare di intraprendere un percorso di psicoterapia a Roma Prati per dipendenza affettiva.
Il nostro centro si trova in Circonvallazione Trionfale 145, 00195 Roma, zona Prati
Nel caso in cui ce ne fosse bisogno, si potrà valutare anche di seguire una psicoterapia a distanza, avvalendosi di colloqui online attraverso videochat Zoom
Psicologo Roma Prati per dipendenza affettiva
Articoli su coppia e relazioni
- Il Filo di Arianna
- 21 Feb, 2022