La terapia sistemico-relazionale affonda le proprie radici nelle teorie elaborate da Gregory Bateson, antropologo, sociologo e psicologo americano.
Negli anni Trenta, è proprio Gregory Bateson a introdurre il fondamentale concetto di soggetto contestuale nelle scienze umane. Per lui, la personalità dell’individuo si costruisce attraverso i processi di interazione cioè per mezzo della relazione che egli instaura con l’ambiente e con gli altri.
Si tratta di un’idea rivoluzionaria, che scardina completamente le vecchie certezze legate a un Io cartesiano, un soggetto decontestualizzato, slegato dal mondo circostante e dalle persone.
Per la psicoterapia sistemico-relazionale l’essere umano non è una monade isolata, qualcosa che esiste a prescindere dal contesto, chiuso in sé stesso. L’individuo è concepito come il centro di una rete di infinite relazioni, parte integrante di un sistema in cui i vari membri finiscono con l’influenzarsi a vicenda.
Ciascuno di noi, fin dalla nascita, entra a far parte di un insieme complesso che è quello della famiglia, all’interno del quale svolge un ruolo. In seguito, nel corso della vita, cominciano a far esperienza del mondo e a conoscere quel che c’è al di fuori della nostra casa. Andiamo a scuola, conosciamo altri bambini e poi ragazzi della nostra età, stringiamo nuovi legami, coltiviamo amicizie e rapporti, scopriamo amori e diventiamo parte di una comunità.
Di fatto, per la teoria sistemico-relazionale è impossibile comprendere davvero l’individuo e il suo sviluppo prescindendo da tutto questo.
Altro punto cardine dell’intero impianto sistemico-relazionale è il ruolo rivestito dalla comunicazione.
“Non si può non comunicare. Non esiste un qualcosa che sia un non-comportamento. Le parole, il silenzio o l’attività hanno valore di messaggio, influenzano gli altri e gli altri a loro volta rispondono a tale comunicazione con altra comunicazione”
Questo è il primo assioma della comunicazione, definito da Paul Watzlawick e dagli altri studiosi della scuola di Palo Alto. Secondo questo principio basilare, tutto è comunicazione, non soltanto le parole che pronunciamo, ma anche i gesti che compiamo, le decisioni che prendiamo, i nostri silenzi, le espressioni del nostro viso, la postura. Tutto questo comunica un messaggio a coloro che si trovano intorno a noi che, a loro volta, rispondono o meglio reagiscono di conseguenza.
Tutte queste considerazioni portano con sé una conseguenza fondamentale.
Concetti come sintomo, diagnosi e trattamento di un disagio psichico cambiano completamente di significato poiché vengono visti sotto una luce nuova, da un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale.
Dal punto di vista della terapia sistemico-relazionale, infatti, i disagi di tipo psicologico non derivano esclusivamente da traumi ed esperienze del passato che abbiano lasciato tracce sulla nostra mente.
La sofferenza psicologica scaturisce dalle difficoltà incontrate all’interno del nostro universo relazionale, di quella rete di rapporti in cui siamo strettamente avvolti.
Il sintomo è la spia del problema.
L’individuo che si fa portatore di questo sintomo è il paziente designato cioè colui o colei che viene prescelto perché porti alla luce le tensioni e i conflitti. È chi si fa carico del disagio dell’interno gruppo familiare, esprimendolo attraverso il suo comportamento “strano” e “anomalo”.
È una sorta di portavoce della sofferenza che affligge l’intero sistema.
Secondo l’orientamento sistemico-relazionale, dunque, il sintomo hanno una duplice funzione:
in primo luogo, esso rappresenta un messaggio lanciato verso l’esterno, una richiesta d’aiuto da parte del singolo per sé stesso e per la propria famiglia
inoltre, il sintomo, espresso in un solo individuo, consente di celare i conflitti relazionali presenti tra gli altri membri del gruppo familiare
Questa seconda funzione si spiega se si comprende che la famiglia, come ogni sistema, tende all’omeostasi cioè tenta di mantenersi in equilibrio, evitando più possibile il conflitto, che potrebbe mandare in crisi l’insieme e farlo collassare. In particolare, nelle famiglie disfunzionali vi è la tendenza a evitare discussioni, nascondere, mettere a tacere tutto quello che potrebbe provocare turbamento, nel timore che il contrasto possa far implodere tutto, mandando all’aria le relazioni.
Ciò significa che ci troviamo di fronte a individui che spesso mettono da parte sé stessi, i propri bisogni, le proprie libertà individuale, nell’intento di disinnescare conflitti. Che investono grandi quantità di energie per contenete i livelli psichici degli altri membri del gruppo familiare.
Una dinamica che, a lungo andare, provoca molta sofferenza.
Terapia sistemico-relazionale: come funziona e quanto dura?
Viste le premesse teoriche, arriviamo a parlare di come funziona nella pratica una terapia a orientamento sistemico-relazionale.
L’intervento terapeutico basato sulla teoria sistemico-relazionale prevede l’osservazione del paziente all’interno del suo contesto di riferimento poiché oggetto principale dell’analisi sono le modalità di interazione e le relazioni tra l’individuo e il gruppo in cui è inserito, cioè la famiglia.
Relazioni che vengono indagate nel presente, nel qui e ora.
Durante la terapia, infatti, si tiene sempre conto della storia familiare e di quella trigenerazionale (si considera la presenza di tre generazioni all’interno della stazione di terapia: nonni, genitori, figli), ma non ci si concentra tanto sul passato, quanto sul momento attuale.
Il fine ultimo è quello di promuovere un cambiamento dei modelli e delle dinamiche sulle quali si sorregge la famiglia disfunzionale, attivando un processo di co-costruzione che coinvolge in prima persona l’individuo e la famiglia oltre che il professionista. Ciò significa che non è il terapeuta a dettare legge, egli non dà delle regole da seguire ma si pone accanto al paziente e al gruppo familiare per guidarli nel cercare una soluzione valida.
Quella sistemico-relazionale è un tipo di terapia orientato alla soluzione. Ciò significa che solitamente un percorso di psicoterapia sistemico-relazionale ha una durata breve, che si esaurisce in un numero limitato di sedute.
Naturalmente, non è possibile stabilirne l’effettiva durata a prescindere dalla situazione contingente. Problematiche più o meno gravi, presenza di resistenze e altri elementi possono incidere su questo aspetto.
Per quel che riguarda la frequenza e la cadenza delle sedute, queste verranno concordate in sede di primo colloquio con il terapeuta, in base alle proprie richieste ed esigenze. Solitamente, si prevede almeno un incontro di terapia a settimana
Terapia sistemico-relazionale: per la famiglia, per le coppie ma anche individuale
Data la peculiare impostazione di questo orientamento terapeutico, la terapia sistemico-relazionale è molto indicata nel caso si voglia intraprendere una terapia familiare oppure si abbia bisogno di una terapia di coppia. Questo perché, come abbiamo visto, ci si concentra sulla relazione e la comunicazione che avviene all’interno di un sistema.
Tuttavia, ciò non significa che il singolo non possa rivolgersi a un terapeuta che segue un orientamento di questo tipo.
La psicoterapia sistemico-relazionale individuale esiste ed è assolutamente efficace per trattare le più varie problematiche di natura psicologica. Essa è anche piuttosto diffusa, in verità, stanti le difficoltà che si incontrano spesso nel tentativo di coinvolgere l’intero nucleo familiare nel percorso di guarigione del singolo.
Anche se l’individuo entra fisicamente da solo all’interno della stanza di terapia e sceglie di affrontare così il proprio disagio (che si tratti di ansia, attacchi di panico, episodi di depressione etc), egli non è mai veramente solo. In quanto essere relazionale, porta su di sé l’impronta delle relazioni significative del suo passato e del suo presente, le ha dentro di sé.
Secondo questa prospettiva, la relazione che si instaura tra paziente e terapeuta ha un valore ancora più forte e importante nel cammino che conduce al benessere psicologico. Attraverso questo rapporto, infatti, il singolo ha la possibilità di sperimentare nuove modalità di interazione con l’altro, dinamiche diverse, alternative che gli consentiranno di superare le proprie difficoltà.
Terapia sistemico-relazionale Roma Prati
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