Ci sono momenti in cui ti senti ribollire di rabbia, tanto che potresti esplodere.
Basta una parola o un gesto fuori posto per farti scattare come una tagliola. Diventi aggressivo, non riesci davvero a controllarti. Se qualcuno prova a dirti di mantenere la calma, è anche peggio. Reagisci in modo sgarbato, ti metti a urlare.
Non sopporti nulla.
Probabilmente, hai un problema di gestione della rabbia.
Perché parliamo di gestione? Il fatto è che tutte le emozioni che proviamo, l’entusiasmo così come la tristezza, il dolore così come la rabbia, per poter essere vissute appieno, in modo sano, dovrebbero essere filtrate ed elaborate.
Nonostante il sentire comune, di per sé la rabbia non è un’emozione negativa, da stigmatizzare o patologizzare.
In alcuni casi, può rivelarsi dannosa e distruttiva, certo.
Ma essa non è altro che uno strumento fornitoci dalla natura per difenderci dalle aggressioni del mondo esterno. È qualcosa di arcaico e ancestrale, presente nell’essere umano fin dalle origini. La sua funzione fondamentale è quella di darci le energie e le risorse per reagire ai soprusi, difenderci dalle ingiustizie.
In sostanza, la rabbia ci consente di sopravvivere nell’ambiente in cui ci troviamo.
Facci caso. Come ti senti quando provi rabbia?
Il battito cardiaco accelera. Il respiro si fa affannoso, come dopo una corsa. Avverti i tuoi muscoli che si tendono. Tutto il tuo corpo è attraversato da una scarica fortissima di adrenalina.
Sono manifestazioni fisiche dell’emozione, che predispongono il nostro corpo a reagire di fronte a qualcuno o qualcosa che ci sta offendendo o privando di un nostro diritto. Tutto questo è effetto dell’attivazione del nostro sistema simpatico che innesca la reazione “attacco-fuga” (fight or flight).
Come tutte le emozioni, la rabbia tende a crescere per raggiungere un picco, attenuandosi naturalmente quando esaurisce la propria funzione.
Ma spesso la rabbia degenera in forme patologiche e disfunzionali, con conseguenze pesanti sulla qualità di vita di una persona e sui rapporti.
La rabbia disfunzionale
Quando qualcuno dà in escandescenze, urla e arriva a commettere azioni violente e impulsive, è evidente che ha un problema nell’esternare la rabbia.
Queste persone vivono una vera e propria disregolazione emotiva. In sostanza, non sono in grado di regolare i propri stati emotivi e di organizza una risposta comportamentale adeguata allo stimolo ricevuto e la contesto in cui si trova.
La disregolazione può avvenire in due sensi diversi.
Da un lato, c’è chi vive esplosioni d’ira, sperimentando un’emozione troppo intensa per essere contenuta. Nei casi peggiori, ciò porta a reazioni violente, sia in termini verbali che dal punto di vista fisico.
Come riconoscere questo tipo di rabbia disfunzionale? Ecco alcune caratteristiche salienti:
- l’intensità dell’emozione di rabbia è fortissima ed è eccessiva rispetto alla sua causa, al motivo scatenante
- è difficile individuare un vero e proprio motivo scatenante
- è accompagnata da pensieri negativi ricorrenti (rimuginazioni)
- sollecita comportamenti aggressivi e violenti, che possono essere indirizzati verso sé stessi, verso gli altri o anche verso oggetti (pensiamo a chi distrugge effetti personali oppure danneggia l’auto altrui)
- provoca l’allontanamento delle persone care, amici e parenti, che non sono in grado di sostenere i continui scatti d’ira.
Perché non riesco a controllare la rabbia?
Spesso, la rabbia è una maschera, quello che riusciamo a vedere in superficie.
Al di sotto di essa, però, si nasconde qualcos’altro: una profonda sofferenza.
A innescare questa reazione tanto dirompente spesso è la paura. Ci sentiamo smarriti, in difficoltà, deboli. Avvertiamo una minaccia, abbiamo il timore di essere feriti e per questo cerchiamo di difenderci. Ecco allora che si scatena la collera, che dovrebbe aiutarci a imporci, a riprendere il controllo della situazione.
La paura che sta dietro alla rabbia spesso ha a che fare con vissuti traumatici sperimentati durante l’infanzia. In molti casi, chi ha scoppi d’ira improvvisi e non riesce a contenere l’aggressività ha avuto esperienze di abbandono, rifiuto o perdita legate alle figure di riferimento cioè ai genitori o comunque a coloro che se ne sono presi cura quando era soltanto un bambino.
Queste esperienze modellano un certo modo di vedere e interpretare la realtà circostante.
L’immagine dei rapporti interpersonali che ne deriva è molto negativa: il mondo delle relazioni viene visto come qualcosa di pericoloso e potenzialmente dannoso.
In sostanza, qualcosa che ferisce.
Di conseguenza, la persona vive in uno stato di perenne vigilanza, sempre sulla difensiva. È costantemente allerta, pronto a reagire alla minima sollecitazione.
Uno stato di tensione perpetua, di paura che porta allo scatto di rabbia.
Crisi di rabbia e aggressività
La reazione rabbiosa non si lega tanto a un evento scatenante, quanto all’interpretazione che ne dà la persona.
In quel momento, lui o lei si sente in pericolo. Ha paura di stare male, di provare delusione, di vedere i propri desideri ancora una volta frustrati.
Quindi attacca per difendersi da quel dolore.
L’aggressività cela un senso di profonda fragilità.