Capita spesso, durante un percorso di terapia individuale, che il paziente faccia un ragionamento di questo tipo:
“Ok, grazie alla terapia ho compreso da cosa può derivare un certo problema o da cosa nasce una certa dinamica. Ho perso coscienza di molte cose importanti e profonde che mi riguardano.
Ma adesso, cosa faccio?
A che mi serve questa consapevolezza?”
È in situazioni come queste che viene in aiuto la terapia di gruppo.
Dopo anni di esperienza sul campo, all’interno del Centro di psicologia e psicoterapia Il Filo di Arianna abbiamo sviluppato una precisa metodica: i pazienti che devono essere inseriti in un gruppo, devono prima essere passati per la terapia individuale.
Il lavoro che paziente e terapeuta svolgono con la psicoterapia individuale è fondamentale perché è in quel contesto che si getta uno sguardo da vicino sul problema e si comprendono le dinamiche sottese al disturbo (ansia, attacchi di panico, dipendenza affettiva etc.).
Senza questa consapevolezza è molto difficile superare il disagio mentale.
Ma è attraverso la terapia di gruppo che posso mettere in pratica ciò che ho appreso nell’individuale. È un po’ come quando si impara una nuova disciplina o si va a scuola guida.
Prima c’è la teoria, poi la pratica.
Terapia di gruppo e terapia individuale: due lavori complementari
La principale differenza tra terapia di gruppo e terapia individuale sta nel tipo di lavoro che si svolge nel corso delle sedute.
In gergo psicanalitico, si usa dire che la terapia individuale lavora in verticale. Quasi come un geologo che scava per studiare il cuore della terra, con la terapia individuale si scende sempre più in profondità per comprendere delle verità importanti e portarle alla luce.
Invece, quello della terapia di gruppo è un lavoro orizzontale perché le verità che hai compreso e portato a coscienza devi poterle poi utilizzare nella relazione con l’altro.
Durante un percorso individuale puoi renderti conto di avere un problema di tipo narcisistico oppure di gestione della rabbia. Puoi scoprirne il motivo, arrivare a individuare l’origine del disturbo e a capire in quali situazioni si innesca il meccanismo.
Ma è nel rapporto con l’altro che devo poter applicare ciò che ho compreso.
Il gruppo è un laboratorio relazionale che ti dà modo di metterlo in pratica.
Comprensione ed emozione nella terapia di gruppo
Durante un percorso terapeutico, le emozioni entrano sempre in gioco. Tuttavia, quando si intraprende una terapia di tipo individuale, il baricentro è spostato verso la comprensione, verso l’aspetto cognitivo.
Al contrario, il gruppo costituisce una vera e propria cassa di risonanza emotiva.
Attraverso di esso è possibile fare esperienza diretta di una verità su sé stessi che è allo stesso tempo cognitiva ed emotiva. Soltanto quando questi due aspetti sono compresenti, ci troviamo di fronte a un’esperienza che potremmo definire mutativa.
Un’esperienza che consente la trasformazione, il cambiamento.
Nel gruppo le emozioni sono sempre molto forti. Non è di certo un’esperienza noiosa.
Terapia di gruppo: lavorare sul passato nel presente
C’è un altro aspetto che rende la terapia di gruppo estremamente efficace per alcune tipologie di pazienti.
Essa ci permette di continuare a lavorare sul passato.
In che senso?
Pensaci bene: nel tuo modo di stare in relazione con l’altro e di comunicare, c’è il tuo passato. Il modo in cui percepisci ciò che ti viene detto, come lo interpreti e reagisci di conseguenza è influenzato da ciò che hai vissuto in precedenza. In tutto questo c’è il tuo rapporto con i tuoi genitori, con tuo padre o tua madre.
C’è tutto il tuo bagaglio di esperienze passate.
Quando concentri l’attenzione sul tuo modo di stare in relazione con l’altro, stai lavorando sul tuo passato.
Soltanto che ci arrivi partendo dall’altro capo del filo. Invece di proiettarti indietro nel tempo e stare nel “là e allora”, rimani nel “qui e ora” della relazione.
Toccando il presente, tocchi il passato.
L’efficacia della terapia di gruppo contro i fantasmi interiori
Come abbiamo visto, la terapia di gruppo ha delle caratteristiche specifiche che la distinguono dall’individuale.
Questa specificità fa sì che, a volte, ciò che non avviene nell’incontro faccia a faccia tra paziente e terapeuta possa avvenire attraverso il gruppo. E questo proprio perché si lavora sul presente ma contemporaneamente sul passato attraverso chiavi di lettura diverse, che non esistono in individuale.
La terapia di gruppo è complementare a quella individuale.
Per questo, dopo aver terminato il lavoro individuale con il proprio terapeuta, si consiglia spesso di fare una tranche di almeno 6 mesi di terapia di gruppo. In questo modo, si chiude il cerchio. L’uno completa l’altro. Anche perché, spesso, alcune problematiche, alcuni fantasmi interiori emergono soltanto quando si entra in un gruppo di terapia.
Prendiamo il caso di una persona che soffra di ideazioni paranoidi e viva con l’idea costante che l’altro vuole nuocergli. Finché questo individuo si trova a relazionarsi soltanto con una persona, potremmo dire che riesce a tenere a bada questo suo fantasma interiore. In un certo senso, ci crede e non ci crede. Nel corso degli anni, ha creato delle sovrastrutture tali per cui la sua paranoia resta allo stato latente, in ombra. È un fantasma sommerso, che gestisce a livello inconscio.
Quando, però, questa stessa persona entra in un gruppo, ecco che il fantasma viene fuori.
Quelle otto persone che lo circondano sono per lui come otto fantasmi. Comincia a interpretare ogni gesto e ogni parola degli altri come un’aggressione alla sua persona.
Soltanto quando il fantasma viene alla luce è possibile lavorarci su e liberarsene.
La terapia di gruppo dà questa possibilità in più, permettendoci di vedere quel che si nascondeva ai nostri occhi.
Il gruppo come famiglia simbolica
Questo tipo di lavoro risulta molto efficace anche quando occorre intervenire su una problematica che ha a che fare con il vissuto familiare dell’individuo.
A volte, determinati fantasmi evocati dal passato in terapia individuale non sono in grado di triggerarti. Lo stimolo che ricevi in seduta non ha la capacità di riportarti a quei momenti. Non puoi lavorare sul trauma perché è avvenuto nel contesto familiare che è molto diverso dal setting della terapia individuale in cui siamo in due: terapeuta e paziente.
La famiglia, infatti, è un insieme di più persone. In poche parole, un gruppo.
Per questo, quando creiamo un gruppo di terapia, facciamo sempre in modo che ci siano due terapeuti a condurre la sessione. Essi rappresentano i genitori. Gli altri membri, invece, fanno le veci dei fratelli e delle sorelle. In questo modo, il gruppo rispecchia e ricorda la famiglia. Quindi è più facile lavorare su vissuti e traumi legati a quello specifico contesto.
Inoltre, il gruppo consente di interiorizzare un’esperienza emotiva sostitutiva. Si fa esperienza di una seconda famiglia simbolica, in cui la persona può recuperare delle cose che nella prima famiglia sono mancate: sostegno, comprensione, affetto…
Questo ha un effetto estremamente positivo sul singolo.