Mio figlio si fa del male. L’autolesionismo in adolescenza

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Quando un figlio entra nell’adolescenza, molti genitori si scoprono impreparati a gestire questa nuova e turbolenta fase della vita, in cui avvengono tantissime trasformazioni non solo fisiche, ma anche comportamentali.

Anche se si atteggia da adulto e cerca di prendere le distanze, magari isolandosi nella sua cameretta, quel figlio sembra sempre un bambino da proteggere, ancora impreparato ad affrontare il mondo.

La preoccupazione cresce ancora di più nel momento in cui si scoprono dei segni sul corpo del proprio ragazzo: cicatrici, bruciature, graffi, lividi…

Segni di pratiche autolesive, di autolesionismo.

Il primo pensiero che potrebbe balenare nelle vostre teste è: “Perché mio figlio adolescente si fa del male?”

In questo articolo parleremo in modo approfondito dell’autolesionismo tra gli adolescenti, delle motivazioni che li spingono a tagliarsi o procurarsi bruciature, dei segnali da tenere in considerazione e di come, soprattutto, aiutarli.

Giovani e autolesionismo: esprimere il disagio sulla pelle

Negli ultimi anni, complice l’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19, abbiamo assistito a una vera e propria esplosione del disagio, con un incremento dei casi di ansia, depressione e altre problematiche di salute mentale tra bambini e ragazzi.

I giovani che stanno male sono sempre di più.

E molti di loro manifestano questa sofferenza mentale attraverso l’autolesionismo, un fenomeno in drammatica crescita, che coinvolge migliaia di ragazzi tra i 12 e i 18 anni d’età.

Sono sempre di più coloro che si provocano ferite in modo intenzionale, utilizzando gli strumenti più disparati.

C’è chi pratica il cutting, tagliando o incidendo la pelle con forbici, coltelli, lamette, rasoi o altri oggetti affilati e appuntiti. C’è chi si brucia con l’accendino e chi, invece, colpisce con i pugni o altre parti del corpo muri o vetri.

Altri ancora mettono in atto comportamenti promiscui o pericolosi per sè stessi, assumendo sostanze e farmaci in grande quantità oppure bevendo alcol in modo spropositato.

Il mezzo prescelto per farsi del male non è davvero importante.

Ciò che conta davvero è sentire dolore.

L’adolescente autolesionista ha bisogno di avvertire una sofferenza fisica, concreta per non sentire il resto.

Spesso, per un genitore è difficile accorgersi di quel che sta accadendo. I ragazzi che si fanno deliberatamente del male, infatti, scelgono di infierire su parti del corpo poco visibili (per esempio, l’interno coscia), che possono essere nascoste sotto indumenti voluminosi (maglioni a maniche lunghe per coprire i polsi) o accessori.

Ma perché ferirsi da soli? Perché farsi del male?

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Immagine di Freepik

Autolesionismo e suicidio: quale legame?

Lo shock e la paura di un genitore che scopre le condotte autolesive del proprio figlio adolescente è del tutto comprensibile.

Vogliamo però rassicurarti su un punto: se tuo figlio si ferisce, non vuol dire che intende togliersi la vita.

In genere, l’autolesionismo non è mirato a causare la propria morte. E lo si comprende anche dal fatto che per procurarsi dolore vengano utilizzati metodi non letali.

Tuttavia, è bene non sottovalutare i rischi di queste condotte, che spesso sono il sintomo di una profonda sofferenza interiore che i nostri figli non riescono a esprimere in altro modo.

Atti di autolesionismo ripetuti nel tempo, inoltre, possono desensibilizzare il ragazzo rispetto al dolore, aumentando la capacità del giovane di mettere in atto un suicidio.

Come evidenziato da un articolo dell’ospedale Bambin Gesù, purtroppo sempre più giovani e giovanissimi manifestano pensieri di morte (ideazioni suicidarie). E molti di loro tentano di farla finita.

Si parla, addirittura, di un caso al giorno negli ultimi due anni.

Anche per questo, occorre prestare attenzione ai comportamenti dei nostri figli per comprendere se hanno bisogno di un sostegno, anche se non lo chiedono ad alta voce.

Perché mio figlio si taglia? Il significato e le ragioni dietro l’autolesionismo nei giovani

Alla base dell’autolesionismo in adolescenza non c’è un desiderio di morte.

Nuocendo a sé stessi, infliggendosi volontariamente del dolore fisico, in realtà, questi ragazzi stanno cercando di soffocare un’emozione intollerabile.

Nella sofferenza fisica cercano sollievo dal dolore emotivo che non riescono a sopportare.

Per loro, i lividi e le bruciature sono molto più accettabili…

In poche parole, si fanno del male per sentirsi meglio.

È quella che chiamiamo “strategia di coping disfunzionale” cioè una modalità disadattiva di gestione dello stress, dell’ansia e di altre emozioni negative che non si riesce ad affrontare.

Si preferisce spostare l’attenzione sul corpo, distraendosi dalla propria ferita interiore.

In alcuni casi, possiamo leggere quelle ferite anche come una forma di autopunizione da parte di ragazzi molto fragili, che avvertono forte senso di colpa e inadeguatezza e li esprimono attraverso condotte autolesive.

Infine, l’autolesionismo può essere interpretato anche come grido d’aiuto, un’estrema richiesta di attenzione da parte del ragazzo che si sente non visto, non considerato, non compreso.

Non avendo le parole per dirlo, usa il proprio corpo.

Mio figlio si fa del male? I segnali d’allarme a cui prestare attenzione

Spesso i genitori che arrivano in terapia per capire come aiutare il proprio figlio adolescente, si sentono in colpa per non aver capito subito che qualcosa non andava.

“Come ho fatto a non accorgermene?” si domandano, in preda al rimorso.

Per questo vorremmo parlare brevemente dei segnali d’allarme a cui prestare attenzione.

Innanzitutto, fai caso all’abbigliamento di tuo figlio. Continua a portare maglioni pesanti anche in piena estate? Ha le maniche sempre tirate sulle braccia e i pantaloni lunghi?

Escludendo che si tratti di moda, indossare questo tipo di indumenti potrebbe essere un modo per dissimulare le ferite, nascondendole sotto strati di stoffa.

La vergogna e il senso di colpa per quello che si provoca potrebbero anche indurlo a non mostrarsi mai senza vestiti addosso, evitando tutte quelle situazioni in cui deve spogliarsi come la spiaggia, le piscine o le palestre.

Per lo stesso motivo, fate caso se si arrabbia quando entrate in camera sua mentre si sta cambiando. La sua reazione può essere una conseguenza del disagio nell’esporre il proprio corpo, rivelando il proprio segreto.

Fate caso poi al comportamento di vostro figlio. Se si isola spesso, passando molto tempo in bagno o in camera sua, soprattutto dopo una litigata accesa o un evento particolarmente stressante, questo potrebbe essere un segnale da non trascurare.

Anche i bruschi cambi d’umore sono da attenzionare. Così come la comparsa improvvisa di lividi, tagli o altri segni sulla pelle, che vengono spesso giustificati come conseguenza di piccoli incidenti, cadute, urti accidentali etc.

Come affrontare l’autolesionismo del proprio figlio

Cosa deve fare, allora, un genitore?

Sicuramente, sono da evitare le reazioni estreme in un senso e nell’altro. Non è opportuno minimizzare l’accaduto né tanto meno banalizzarlo, ritenendo che il proprio figlio si comporti in una certa maniera soltanto per imitare i propri coetanei, per moda o noia.

L’autolesionismo non suicidario non va sottovalutato poiché rappresenta la spia di un disagio profondo.

Tuttavia, anche un atteggiamento troppo ansioso e soffocante può essere controproducente, spingendo il ragazzo a chiudersi ancora di più in sé stesso.

Autoinfliggersi dolore, distogliendo l’attenzione dal proprio vuoto interiore, è l’unica strategica che ha trovato per affrontare una sofferenza che non riesce a tollerare.

Il modo migliore per stargli vicino è offrirgli il sostegno di cui ha bisogno, convincendolo a seguire una psicoterapia con un professionista esperto nel trattamento degli adolescenti.

All’inizio, è possibile che tuo figlio rifiuti l’idea di andare da uno psicologo a parlare dei propri problemi. Un consiglio utile è quello di motivarlo, spiegandogli in che modo un simile percorso possa fornirgli gli strumenti per comprendere più a fondo sé stesso e imparare a gestire le emozioni in modo efficace.

 

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