Avere delle relazioni solide ci permette di vivere in modo più felice e più sano. Non parliamo soltanto di legami d’amore, del rapporto di coppia che instauriamo con il partner con il quale desideriamo condividere un progetto di vita a lungo termine.
La nostra rete sociale – formata da familiari, amici, colleghi, dalle persone con cui siamo connessi – rappresenta qualcosa di fondamentale per il nostro benessere e la nostra salute mentale oltre che fisica.
Ma cosa determina il nostro modo di stare con gli altri?
Come apprendiamo a entrare in relazione con chi ci circonda?
A queste domande si può rispondere facendo riferimento alla teoria dell’attaccamento, elaborata dallo psicologo inglese John Bowlby negli anni che seguono la Seconda guerra mondiale sulla base delle proprie osservazioni condotte all’interno degli orfanotrofi dove venivano accolti e cresciuti bambini rimasti senza genitori a causa del conflitto.
Attraverso questa teoria psicologica, possiamo comprendere come i legami formatisi nelle prime fasi di vita di ciascuno di noi siano in grado di influenzare la nostra capacità di connetterci e interagire con gli altri.
In questo articolo, approfondiremo gli elementi chiave della teoria dell’attaccamento di John Bowlby, i diversi stili di attaccamento che possono svilupparsi durante l’infanzia e parleremo della Strange Situation, un esperimento ideato e condotto da Mary Ainsworth allo scopo di approfondire le modalità attraverso le quali ci leghiamo agli altri.

L’essenza dell’Attaccamento Emotivo
La teoria dell’attaccamento di Bowlby sostiene che l’essere umano è biologicamente predisposto a formare legami affettivi con le figure primarie di riferimento (caregiver).
Solitamente si tratta dei genitori, ma utilizziamo il termine caregiver per intendere tutti coloro che si prendono cura del bambino. Pensiamo, per esempio a un orfano che cresca con i nonni o che venga affidato a dei genitori adottivi.
Quando veniamo al mondo, infatti, siamo naturalmente predisposti a cercare la vicinanza e la protezione di tali figure, che ci trasmettono un senso di sicurezza, di calore.
È del tutto naturale che sia così: un bambino appena nato o di pochi mesi non è in grado di badare a sé stesso. Non potrebbe sopravvivere se non ci fosse qualcuno a nutrirlo e scaldarlo, tenendolo al riparo dai pericoli del mondo circostante.
Ma non riuscirebbe a sopravvivere nemmeno se venisse curato soltanto dal punto di vista concreto, assicurandogli esclusivamente cibo e un riparo.
L’essere umano, infatti, non ha soltanto dei bisogni fisici, legati al corpo.
Ha anche dei bisogni di natura psicologica che devono essere soddisfatti per potergli garantire un sano sviluppo emotivo, la formazione di un’immagine positiva di sé e degli altri, un senso di fiducia nei confronti del mondo.
“Nel bambino la fame dell’amore e della presenza non è meno grande della fame di cibo” scriveva Bowlby, sottolineando l’importanza della qualità della relazione e dell’interazione tra genitore e figlio per lo sviluppo del piccolo.

Le fasi dell’attaccamento
L’attaccamento si struttura nel corso dei primi mesi di vita del bambino e perdura nel tempo.
Secondo la teoria di Bowlby, questo legame si sviluppa attraverso quattro fasi:
- pre-attaccamento
- attaccamento in formazione
- attaccamento vero e proprio
- relazione reciproca
Il pre-attaccamento si realizza a partire dal momento della nascita e prosegue fino alle prime 8-12 settimane di vita del bambino. In questi primi momenti, il piccolo non è ancora in grado di distinguere i lineamenti di coloro che gli stanno intorno. Non sa riconoscere le persone e proprio per questo accetta che chiunque lo accudisca, dispensandogli affetto e cure, senza manifestare preferenze per la madre, il padre o qualcun altro. I primi segnali di un attaccamento in via di formazione si riscontrano più tardi, verso la fine di questa fase, quando si entra in quella successiva;
Intorno ai 3 mesi, entriamo nella fase dell’attaccamento in formazione. A quest’età, il bambino comincia a riconoscere le persone che si occupano di lui e mostra una propensione per il caregiver principale, colui o colei che lo nutre, lo protegge e lo coccola, orientando il proprio comportamento verso di lui/lei. Tuttavia, ancora non mostra una vera e propria preferenza. A questo punto del proprio sviluppo, se viene allontanato dagli altri esseri umani o lasciato solo, manifesta segni di forte ansia e stress. La fase dell’attaccamento in formazione dura più o meno fino ai 6 mesi del bambino.
A partire dai 6 mesi e fino ai 18, si comincia a parlare di attaccamento vero e proprio. È a questo punto che il legame diventa stabile e riconoscibile: quando il caregiver si allontana, cerca di seguirlo carponi, manifesta paura e disappunto con urla e pianti. Questi comportamenti rappresentano la sua “protesta da separazione”.
Arrivati a due anni di età, siamo ormai nella relazione reciproca. Se tutto è andato come doveva, adesso il bambino sa che, ogni volta che si allontana da lui, il caregiver ritorna sempre e non sparisce nel nulla. La sua assenza non è definitiva. Ora, confortato da questa consapevolezza, riesce a gestire la propria ansia da separazione.
Indagare l’attaccamento: la Strange Situation di Mary Answorth
Gli studi di Bowlby vennero portati avanti e approfonditi dalla sua allieva Mary Ainsworth, psicologa dell’età evolutiva, che nel 1969 mise a punto un esperimento per valutare il legame di attaccamento instaurato tra alcune madri e i loro bambini.
Tale procedura sperimentale prende il nome di Strange Situation e consiste, in sostanza, nel porre il bambino in una situazione di stress e separazione dalla madre, per poterne osservare il comportamento al momento del ricongiungimento, all’interno di un contesto non familiare per il piccolo.
In questo modo, era possibile analizzare il comportamento del bambino nel momento in cui usciva dalla sua zona di comfort.
La simulazione prevista all’interno della Strange Situation si compone di 8 “episodi”, che mettono alla prova il legame tra la figura di riferimento e bambino.
Nel primo episodio, il caregiver e bambino vengono introdotti in una stanza piena di giocattoli, dove è collocata anche una sedia. I ricercatori chiedono al genitore di sedersi per leggere una rivista, mentre il figlio viene lasciato libero di esplorare lo spazio circostante. Nel caso in cui il bambino si avvicini, la madre può rispondergli e interagire con lui, lasciandosi coinvolgere. Il tutto dura 30 secondi poiché ci troviamo in una fase introduttiva alla procedura sperimentale.
Nel secondo episodio, il genitore e il bambino si dedicano ad attività diverse: lei finge di leggere mentre lui può giocare. La durata di questa fase è di 3 minuti esatti.
Il terzo episodio prevede una prima rottura dell’equilibrio. Dalla porta fa il suo ingresso un estraneo che in un primo tempo siede accanto alla madre e si rivolge a lei. Dopo un minuto, l’estraneo cerca di interagire con il bambino, provando a proporgli un gioco insieme. Anche questa fase dura 3 minuti.
Quarto episodio: la madre esce dalla stanza, lasciando il bambino da solo con l’estraneo. Siamo di fronte a una prima separazione, che ci permette di valutare il comportamento del piccolo di fronte all’assenza del caregiver e le strategie e risorse utilizzate per far fronte a una situazione di potenziale disagio.
Nel quinto episodio, la madre fa di nuovo la sua comparsa, rientrando nella stanza, mentre l’estraneo esce. La coppia genitore-bambino è di nuovo riunita, almeno per i successivi tre minuti. Se il bambino manifesta disagio, la madre può consolarlo e offrirgli conforto. Se, invece, il bambino non dà segno di preoccupazione, può lasciarlo libero di giocare o esplorare l’ambiente, continuando nell’attività che stava svolgendo prima del suo ritorno. In questa fase, risulta particolarmente importante analizzare le modalità del ricongiungimento tra madre e bambino, osservando se il piccolo cerca il genitore oppure si mostra indifferente.
Nel sesto episodio, la madre esce di nuovo. Questa volta, però, il bambino rimane tutto solo nella stanza. Di fronte a questa seconda separazione, molti bambini danno segni di forte ansia e disagio.
Successivamente, nel settimo episodio, l’estraneo che prima ha interagito con il bambino, entra nella stanza.
Infine, nell’ottavo episodio, quello conclusivo, la madre fa definitivamente ritorno. Ma invece che entrare nella stanza, si ferma sulla porta, in attesa che il bambino attivi la sua risposta spontanea. Soltanto quando lui si avvicina, cercandola, lo prende in braccio.
Nel video qui di seguito vengono mostrate le reazioni di alcuni bambini sottoposti alla Strange Situation.
Gli Stili di Attaccamento: Sicuro, Insicuro-Ambivalente, Insicuro-Evitante, Insicuro-Disorganizzato
Sulla base dell’osservazione condotta attraverso la Strange Situation, Ainsworth cataloga il comportamento dei bambini in quattro diverse categorie che rappresentano lo stile di attaccamento sviluppato dal piccolo in relazione alle esperienze vissute con il genitore.
Gli stili di attaccamento definiti da Ainsworth sono:
- stile di attaccamento sicuro
- stile di attaccamento insicuro-ambivalente
- stile di attaccamento insicuro-evitante
Nel 1986, altre due ricercatrici, Mary Main e Judith Solomon, utilizzando questa stessa procedura sperimentale per osservare il comportamento e le reazioni dei bambini, introdussero un altro concetto: quello di attaccamento insicuro-disorganizzato.
L’attaccamento sicuro
Le figure di attaccamento che rispondono in modo sensibile e attento alla richieste del bambino, soddisfacendo i suoi bisogni profondi, rassicurandolo e dandogli conforto, contribuiscono a creare un legame saldo e uno stile di attaccamento sicuro.
Se il caregiver è responsivo, infatti, potrà fornire al bambino una base sicura per esplorare il mondo, un luogo da cui partire per conoscere quel che c’è intorno e un rifugio in cui tornare quando si sente sopraffatto o troppo stressato.
In questo modo, egli può affrontare le sfide che si trova di fronte lungo il cammino della crescita e costruire una solida autostima, fondamento del Senso di Sé. Il bambino con attaccamento sicuro, infatti, ha avuto la possibilità di rispecchiarsi negli occhi dei suoi genitori e di vedersi come un essere degno d’amore e di rispetto.
Posto all’interno della Strange Situation, finché la madre è presente, il bambino con attaccamento sicuro gioca ed esplora tranquillo lo spazio intorno a lui. Ma non appena lei va via, protesta di fronte alla separazione, piange e comincia a chiamarla, cercandola ovunque. Al suo ritorno, la accoglie con gioia e sollievo, cerca il contatto fisico con lei per poi tornare a giocare in tutta tranquillità.
Questa positiva esperienza di attaccamento vissuta durante l’infanzia influenza il modo in cui entrerà in relazione con gli altri quando sarà ormai grande. Nella vita adulta, un attaccamento sicuro ci predispone a stringere legami saldi e duraturi, costruendo relazioni intime soddisfacenti. Saremo sicuri di noi stessi e fiduciosi negli altri, oltre che capaci di gestire due bisogni opposti: quello di vicinanza rispetto all’altro e quello di autonomia e indipendenza.
L’attaccamento insicuro-ambivalente
Il discorso cambia nel momento in cui il genitore non è in grado di rappresentare per il bambino quella base sicura di cui ha bisogno.
Nel caso in cui il caregiver si dimostri disponibile a intervalli, alternando carezze e parole gentili a momenti in cui è totalmente assente, indifferente, troppo concentrato su altre questioni, il bambino sviluppa un attaccamento insicuro-ambivalente o insicuro-ansioso.
Tale stile di attaccamento è caratterizzato da una profonda ambivalenza nell’atteggiamento del bambino, che si sente diviso tra sentimenti di amore e odio, rifiuto e bisogno di vicinanza e contatto. Il comportamento imprevedibile del genitore o del caregiver, infatti, gli trasmette un’immagine di sé come persona che può essere amata soltanto in modo intermittente, ora sì, ora no.
Questo si traduce in una fortissima ansia di abbandono, nella paura costante di essere lasciato solo. Di conseguenza, il bambino cerca costantemente rassicurazioni e prove dell’affetto genitoriale e quando viene separato dal caregiver, protesta in modo violento.
Posto all’interno della stanza della Strange Situation, il bambino con attaccamento insicuro-ansioso dimostra grande sofferenza e disagio nel momento in cui viene lasciato solo dalla madre, manifestando tutto questo attraverso urla isteriche o un pianto dirotto. Disorientato, non riesce a riprendere le attività che stava svolgendo prima che lei uscisse dal suo campo visivo. Al momento del ricongiungimento, però, mostra di rifiutare il conforto che deriverebbe dal suo abbraccio, come se volesse punirla per averlo abbandonato.

L’attaccamento insicuro-evitante
Ci sono poi casi in cui il genitore o caregiver si dimostra del tutto indisponibile dal punto di vista emotivo nei confronti del proprio figlio. Se il bambino si avvicina in un slancio di affetto spontaneo, per abbracciare o chiedere una carezza, l’adulto spesso si ritira, evita lo sguardo e il contatto fisico.
Quest’esperienza di rifiuto e di distanza anaffettiva, ripetuta nel tempo, fa sì che il bambino si adatti alla situazione, sviluppando un legame di attaccamento insicuro-evitante, caratterizzato dall’evitamento dell’intimità e dalla superficialità nei rapporti.
Al momento della separazione dalla madre, il bambino con attaccamento insicuro-evitante mostra un’apparente indifferenza, come se non gli importasse nulla di quel che sta accadendo. Ha imparato, infatti, a evitare il coinvolgimento eccessivo per non ferirsi a causa dell’atteggiamento respingente del caregiver. Al ritorno della madre, mantiene un atteggiamento distaccato, evitando il contatto fisico e persino quello visivo.
L’attaccamento insicuro-disorganizzato
Purtroppo, le famiglie non sono tutte luoghi ospitali in cui crescere in un clima di affetto e rispetto reciproco. Esistono situazioni in cui i bambini sono esposti al trauma e all’abuso da parte dei propri stessi genitori o caregiver, incapaci di prendersi cura dei più piccoli a causa di problemi enormi da affrontare come dipendenze da alcol o droghe, disturbi depressivi o altre situazioni di profondo disagio.
Questo genere di esperienze determina lo sviluppo nel bambino di un modello di attaccamento insicuro-disorganizzato. La figura di attaccamento primaria viene vissuta come spaventante, percepita come un potenziale pericolo per la propria incolumità.
Di conseguenza, il comportamento del bambino si disorganizza, poiché il bambino si sente confuso e disorientato di fronte a un genitore che, anziché rassicurarlo e dargli conforto, lo atterrisce.
Il bambino con un attaccamento insicuro-disorganizzato, durante le varie fasi dell’esperimento della Strange Situation, mostra comportamenti tra loro contraddittori simultanei oppure in rapida successione. Quando rivede la madre potrebbe ricercare un intenso contatto e allo stesso tempo cercare di evitarla, abbracciandola e guardando altrove contemporaneamente.