Le relazioni sono fondamentali per il nostro benessere. Costruire un buon rapporto con noi stessi e con gli altri ci permette di vivere una vita sana e felice, equilibrata dal punto di vista psicologico.
Il modo in cui entriamo in relazione con gli altri è influenzato da tanti fattori diversi.
Uno di essi è il legame di attaccamento che abbiamo sviluppato a partire dalle nostre prime esperienze d’amore, quelle vissute durante l’infanzia con i nostri genitori o caregiver, cioè con coloro che si sono presi cura di noi.
La teoria dell’attaccamento di John Bowlby
Il primo a parlare di attaccamento è John Bowlby, psicoterapeuta inglese che arriva a elaborare la teoria dell’attaccamento dopo anni di studi compiuti all’interno degli orfanotrofi, a contatto con bambini che avevano perduto i propri genitori nel corso della Seconda guerra mondiale, e osservando il comportamento dei cuccioli di macaco in rapporto alla madre.
Egli mise in evidenza come l’insufficienza di cura materne o la loro totale assenza potesse compromettere lo sviluppo psichico del bambino.
Bowlby definisce l’attaccamento come “una connessione psicologica duratura tra gli esseri umani”, che si struttura nel corso dei primi mesi di vita e ha effetti a lungo termine poiché esso dà forma ai modelli operativi, cioè agli schemi e alle rappresentazioni mentali che l’individuo seguirà poi anche durante la vita adulta.
L’attaccamento, infatti, è la matrice da cui l’individuo deriva la propria immagine di sé stesso e quella degli altri.
Cerchiamo di capire meglio.
Quando nasciamo, siamo creature completamente indifese, incapaci di provvedere a noi stessi.
Durante le prime settimane di vita, non riusciamo neppure a tenere la testa dritta. Non siamo in grado di procurarci il cibo in modo autonomo né di difenderci dagli eventuali pericoli del mondo esterno o di trovare un riparo caldo in cui rifugiarci.
Abbiamo bisogno che qualcuno faccia tutto per noi, permettendoci di sopravvivere.
Abbiamo bisogno di essere nutriti, curati, puliti, scaldati. Ma abbiamo anche bisogno che uno sguardo amorevole si posi su di noi, che una mano ci sostenga e ci culli dolcemente fino a farci calmare quando siamo agitati, che una voce familiare ci parli.
Non abbiamo soltanto necessità concrete, ma anche emotive.
Il modo in cui il genitore risponde a tutti questi bisogni di natura fisica e psicologica, soddisfacendoli o meno, modella il nostro stile di attaccamento.
Questo stile di attaccamento verrà poi riattualizzato quando saremo adulti, influenzando le relazioni che stringeremo nel corso della nostra vita di uomini e donne e la nostra capacità di creare connessioni emotive profonde.
In particolare, lo stile di attaccamento si ripropone all’interno della coppia ed è in grado di influenzare la qualità delle nostre relazioni romantiche.

Attaccamento sicuro e vita di coppia: una relazione intima solida e sana
Se il genitore è in grado di rispondere in modo adeguato ai bisogni del figlio, fornendogli una base sicura, accudendolo nel corso della crescita, il bambino svilupperà un attaccamento sicuro.
Che significa?
Vuol dire che quel bambino, riflettendosi nello sguardo affettuoso del proprio genitore, costruisce un’immagine di sé come di individuo degno di amore.
Il comportamento della madre e del padre, che si dimostrano attenti, aperti e disponibili, gli trasmette un messaggio ben preciso: che i suoi bisogni sono legittimi e può esprimerli apertamente, senza aver timore di essere punito, senza dover provare vergogna.
Non deve nasconderli o reprimerli perché qualcuno glieli fa percepire come inaccettabili.
La sollecitudine dell’adulto, pronto a sostenerlo nei momenti di difficoltà e incertezza, mentre si affaccia su una realtà che non conosce, gli permette di sviluppare un senso di fiducia, un’aspettativa positiva rispetto all’esterno, al mondo e agli altri.
Tutto questo si riflette sulle relazioni adulte e sul legame che si instaura con il partner.
Il bambino che ha sviluppato un attaccamento sicuro diventa un adulto con attaccamento sicuro, capace di costruire relazioni intime solide, sane e funzionali, che hanno alla propria base la fiducia e il rispetto reciproco, per sé e per l’altro. Per l’adulto sicuro, infatti, è semplice entrare in contatto profondo con persone che confermano il modello che ha introiettato durante l’infanzia.
Egli sente di essere una persona degna di fiducia e amore e cerca qualcuno che gli trasmetta tutto questo.
Inoltre, l’adulto sicuro sarà molto consapevole riguardo la relazione. Di conseguenza sarà in grado di affrontare le difficoltà e i momenti di crisi, di gestire il conflitto in modo costruttivo e cercherà sempre strumenti e strategie per superare i contrasti insieme al proprio compagno o compagna.
Infine, l’adulto sicuro avendo sperimentato una base sicura con la madre e il padre, riuscirà a bilanciare in modo corretto il proprio bisogno di dipendenza e quello di libertà e autonomia.

Attaccamento insicuro-ansioso e vita di coppia: tra timore di abbandono e sentimenti di gelosia
Non è così scontato però che il genitore sia in grado rispondere in modo adeguato alle legittime richieste del bambino. Una madre o un padre potrebbero trovarsi ad affrontare tanti problemi che li distolgono dalle cure del proprio piccolo e impediscono loro di assolvere al proprio compito genitoriale appieno.
Pensiamo, per esempio, alle difficoltà economiche che costringono un genitore a lavorare tante ore, con turni massacranti, che lo tengono lontano dal proprio bambino.
Pensiamo a un lutto importante da elaborare e da cui è difficile riprendersi, una perdita che può sconvolgere la vita e rendere quel genitore incapace di prendersi cura di un bimbo piccolo.
Pensiamo a una dipendenza dall’alcol o dalla droga, a delle difficoltà emotive, a una depressione, a un trauma, o ancora a un modello genitoriale carente al quale rifarsi…
Tutto questo influisce non poco sull’atteggiamento del genitore, che potrebbe dimostrarsi disponibile a intervalli, alternando momenti in cui si comporta in modo iperprotettivo e ansioso ad altri in cui non sembra interessarsi minimamente al figlio, troppo preso da altro.
Il bambino che vive queste cure incostanti percepisce che il genitore c’è e non c’è, presente soltanto in modo intermittente, in un’altalena continua tra vicinanza estrema ed estrema lontananza.
A lungo andare, il piccolo finisce con l’attribuirsi la colpa o il merito di questa alternanza, sviluppando un attaccamento di tipo insicuro-ansioso, anche detto legame insicuro ambivalente.
In età adulta, l’individuo che ha un attaccamento insicuro-ansioso spesso sperimenta una forte ansia da separazione, vivendo nel timore che l’altro lo lascerà e andrà via per sempre.
Questa paura non dipende dal comportamento del partner, ma dall’esperienza infantile di essersi sentito oggetto di un amore discontinuo.
È questo a generare quell’insicurezza cronica che si manifesta sotto forma di continue richieste di rassicurazioni e conferme, con la ricerca di contatto fisico e vicinanza, tutte manovre messe in atto per tentare di trovare un po’ di sollievo dall’ansia divorante di essere abbandonato.
Nell’insicuro-ambivalente, l’ansia si accompagna spesso a sentimenti di gelosia e rabbia oltre che a una completa mancanza di fiducia nei confronti del partner, che trova il proprio corrispettivo concreto nei tentativi di controllare l’altro, di sapere sempre dove si trova etc.
Si tratta di comportamenti ossessivi che possono sfociare anche nella violenza.
Non è raro che l’insicuro-ansioso cada nella trappola della dipendenza affettiva, che lo inchioda in un rapporto tossico con l’altro.
L’ambivalenza dell’insicuro-ansioso si manifesta anche nel suo rapporto con la sessualità e l’intimità più in generale. Egli, infatti, considera il sesso come uno strumento per avvicinarsi e stare in contatto con la persona amata, qualcosa che gli permette di sentirsi apprezzato e amato, soddisfando i propri bisogni infantili non appagati dal legame con il genitore.
Questo approccio all’atto sessuale, però, impedisce loro di rilassarsi e vivere il momento in modo sereno, traendone la soddisfazione e il piacere che ne deriva poiché sono troppo dominati dall’ansia e dalle preoccupazioni.

Attaccamento insicuro-evitante e vita di coppia: lontano dal coinvolgimento emotivo
Cosa accade, invece, quando il genitore anziché accudire il bambino si dimostra respingente?
Cosa succede se una madre o un padre hanno un atteggiamento di rifiuto nei confronti del proprio figlio, lo ignorano quando piange o chiede aiuto ed evitano di abbracciarlo o baciarlo, non rispondendo ai suoi gesti di affetto?
Il risultato di un simile atteggiamento distaccato e distante è che il bambino sviluppa un’immagine distorta di sé stesso, un’immagine svalutata, come di un essere indegno di amore e di cure, incapace di suscitare affetto in chi lo circonda.
Quel bambino finisce col credere di essere soltanto un fastidio o un peso per i suoi genitori.
La sua autostima in costruzione ne viene profondamente danneggiata.
Alla lunga, per proteggersi dalla sofferenza che prova nel vedersi costantemente rifiutato, smetterà di cercare il genitore, dimostrando totale indifferenza nei suoi confronti.
Cercherà in ogni modo di rendersi indipendente dal punto di vista emotivo.
In questo modo, il bambino sviluppa un attaccamento insicuro-evitante, che porta dentro di sé lungo l’arco della vita, fino all’età adulta, modellando il suo comportamento su di esso.
Da piccolo ha capito di non essere gradito, di non potersi aspettare nulla di buono dagli altri e ha alzato una corazza intorno al proprio cuore, per difenderlo.
Di conseguenza, una volta divenuto grande, non riesce a lasciarsi coinvolgere emotivamente e non si fida degli altri.
È difficile che l’insicuro-evitante si innamori davvero e permetta a qualcuno di avvicinarsi a lui.
Lui o lei vive le proprie relazioni in modo superficiale, evitando accuratamente l’intimità. Le relazioni troppo intense e profonde li spaventano, poiché dentro di loro nutrono la convinzione che potranno soltanto portare dolore. Per questo, spesso è il primo a troncare una storia d’amore quando questa sembra andare nella direzione di un rapporto stabile e serio. Arriva addirittura a scatenare conflitti inesistenti, pur di lasciare o farsi lasciare.
La freddezza e l’indifferenza che mostra, però, sono soltanto una maschera.
È tutto frutto di un meccanismo di difesa automatico e inconsapevole, che scatta senza che neppure se ne renda conto.
Dentro di lui o lei c’è ancora quel bambino bisognoso di attenzioni e cure che i genitori non sono stati in grado accogliere e comprendere.

Attaccamento insicuro-disorganizzato e vita di coppia: adulti figli di un’infanzia contrassegnata da traumi e abusi
Purtroppo, alcuni bambini crescono all’interno di famiglie disfunzionali, a contatto con un genitore che non è minimamente in grado di prendersi cura di loro. La loro infanzia è caratterizzata da traumi e violenze, fisiche e psicologiche.
Genitori che sottopongono i propri figli a tutto questo spesso sono stati essi stessi vittime di abusi da a piccoli, hanno pesanti dipendenze oppure disturbi psichici gravi, che li condizionano pesantemente.
Di fronte a questi comportamenti, il bambino è preso in una contraddizione che lo atterrisce.
Sente un forte desiderio di vicinanza rispetto all’adulto, che dovrebbe rappresentare la sua figura di riferimento, colui o colei che gli fornisce supporto e protezione, ma ne è anche terrorizzato.
Essere esposto a una simile situazione fa sì che il bambino sviluppi un attaccamento definito come insicuro-disorganizzato.
È il comportamento stesso del bambino a disorganizzarsi poiché il piccolo avverte uno stato di disagio e paura che non trova soluzione. Osservandolo si notano comportamenti opposti in rapida successione oppure contemporanei, come il tentativo di avvicinarsi al caregiver, ma con lo sguardo rivolto altrove oppure il corrergli incontro ma fermarsi all’improvviso, senza una ragione apparente.
Chi ha un attaccamento insicuro-disorganizzato ha maggiori probabilità di sviluppare psicopatologie, disturbi mentali di varia natura.
In amore, questi soggetti ormai adulti tendono a coinvolgersi in relazione con persone inaffidabili, con comportamenti aggressivi e violenti. Instaurano relazioni tossiche e distruttive.
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